L'acquario biotopo non è ciò che sembra
Se state leggendo questa pagina, avrete già incontrato nelle vostre ricerche il cosiddetto acquario biotopo. Ad esempio, potreste aver ammirato degli allestimenti “biotopo amazzonico”, “biotopo acque scure”, “biotopo asiatico” o altri ancora.
Sono denominazioni corrette?
Quasi mai. E su queste errate concezioni si sono costruiti intere scuole di pensiero acquariofilo. Appassionati che decidono le compatibilità di due specie solo sulla base del continente di origine, o peggio sul colore dell’acqua in cui vivono, sono purtroppo casi frequenti. In questo articolo cerco di demolire queste false convinzioni mostrandovi sia le spiegazioni più comuni sia alcune considerazioni ulteriori.

Pensare a un biotopo in natura
Il biotopo in natura è un’area limitata con condizioni bio-geo-chimiche definite ed è strettamente connesso con la comunità vivente che lo popola, la quale rappresenta la cosiddetta biocenosi. Descrivendo un tale ambiente naturale si potrebbe stilare un elenco di caratteristiche specifiche come le condizioni di illuminazione e temperatura, il flusso dell’acqua, quale biodiversità ci vive e tante altre informazioni che lo identificano.
Un esempio potrebbe essere uno stagno in cui si incontrano certe specie ittiche, una determinata vegetazione, una tale comunità di invertebrati e microrganismi… Lo stagno si trova ad una certa latitudine e altitudine, etc.
Un acquario ispirato a uno scorcio naturale
Un qualunque acquario, per le sue dimensioni, può al massimo assomigliare a un frammento di un area naturale. Ci si può quindi ispirare ad una riva del suddetto stagno oppure alla zona centrale.
A seconda della parte dello stagno che si cerca di replicare, potrebbero in effetti variare le specie più abbondati. Ciò non significa vi siano più biotopi/biocenosi: nell’interezza dello stagno tutte le specie sono strettamente connesse e interagiscono tra loro, ma in acquario è possibile immaginare solo uno spaccato incompleto di quell’ecosistema.
Allestire in modo fedele all'originale
Riprodurre un ambiente naturale in acquario significa utilizzare tutti i materiali simili o addirittura gli stessi lì presenti.
Il fondale dovrebbe essere per colore, morfometria e composizione chimica il più affine possibile.
La tipologia di acqua, allo stesso modo, non dovrebbe presentare parametri chimici e fisici troppo distanti da quelli misurabili in loco.
Infine, piante e pesci dovrebbero essere scelti sulla base di quelli effettivamente presenti nella zona.
Una considerazione sulla compatibilità delle specie animali: le diverse specie ittiche in un stagno/ruscello/palude o altro ambiente sono quasi sempre legate da rapporti preda predatore. In acquario, per ovvie ragioni, si inseriscono le specie nello stesso grado della piramide alimentare. Mi preme tuttavia sottolineare che la troppo diffusa affermazione “I pesci convivono bene solo se sono dello stesso biotopo, perchè significa che in natura vivono assieme e quindi è naturale sia così” è qualcosa di assurdamente falso. La compatibilità tra specie diverse in acquario si valuta su criteri di adattabilità alle stesse condizioni chimiche/fisiche ed etologiche, non certo sulla sola base dell’origine geografica. Altrimenti inserire preda e predatore in acquario diventerebbe una ottima scelta, cosa difficile da sostenere.
Tutti gli acquari "biotopo" che si vedono su internet, cosa sono?
La stragrande maggioranza delle vasche chiamate così sono in realtà delle generiche imitazioni di ciò che si potrebbe rinvenire in ampissimi areali.
Sarebbe molto più corretto parlare di vasche tematiche.

Altre imprecisioni degli "acquari di biotopo"
Amettendo una fedele replicazione dell’allestimento abiotico, cioè fondale, rocce, legni, acqua e illuminazione…
L’aspetto della comunità vivente è quasi sempre assai lontano, numericamente e per ruolo ecologico, da ciò che realmente caratterizza un biotopo naturale.
Se si conosce per certo l’effettiva compresenza nei luoghi d’origine (simpatria) delle specie di piante, pesci e invertebrati ornamentali presenti in vasca, ciò non è assolutamente sufficiente per sancire la correttezza dell’imitazione delle biodiversità.

I microrganismi e i processi di decomposizione
Forse uno degli argomenti di paragone più affascinanti tra la vita in natura e la vita in acquario riguarda l’invisibile…
In acquario le comunità di microrganismi (micro invertebrati, protozoi e batteri) sono solitamente simili tra le diverse vasche.
In nessun acquario comune si presentano condizioni di acidità e anossia tali da promuovere lo sviluppo di microrganismi tipici dei bassi strati di fondale delle paludi o delle torbiere, senza nemmeno dilungarsi sulle enormi differenze in materia di organismi planctonici.
Da qui nasce una considerazione sull’effettiva comparazione delle biodiversità.
Il ruolo dei microrganismi è fondamentale in acquario e in natura per quanto riguarda il processo di decomposizione dei detriti e per la trasformazioni dei componenti inorganici in forme meno tossiche.
E’ difficile stimare quanti protozoi, microinvertebrati e batteri diversi vi possano essere in un fondale naturale.
Escludendo dal conteggio i batteri, in acquario potrebbe essere ragionevole immaginare un numero di microrganismi nell’ordine dalle 50 fino alle 250 specie. Il dato merita assolutamente numerosi approfondimenti: in ogni caso si tratta di almeno decine e decine di specie che contribuiscono al mantenimento della qualità dell’acqua.
Le specie ornamentali ospitate in acquario, invece, sono solitamente tra le poche unità e un paio di dozzine. Solo pochi grandi acquari variamente piantumati raggiungono numeri più elevati.
Ciò significa che la vita visibile è davvero una minoranza rispetto a ciò che davvero prolifera in acquario: se anche le specie ornamentali fossero identiche a quelle di un determinato ambiente, come possiamo affermare senza approfondite indagini che ciò valga anche per la comunità invisibile, ma importantissima?















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