Non cambiare mai l'acqua dell'acquario è possibile?
In questo articolo di approfondimento vediamo cosa accade ad un acquario d’acqua dolce se non vengono effettuati cambi d’acqua per lunghi periodi.
I cambi d’acqua sono una della prime “istruzioni” che riceve un nuovo acquariofilo. Viene solitamente spiegato che devono essere parziali, in modo da non destabilizzare troppo l’ambiente dell’acquario, e quasi sempre viene suggerita una frequenza standard. Che siano cambi settimanali, ogni 15 giorni o mensili, quasi mai viene analizzato l’acquario specifico prima di pronunciare un intervallo.
La frequenza (e l’entità) dei cambi d’acqua dipende chiaramente dalle conseguenze negative che si avrebbero tenendo sempre la medesima acqua. All’opposto, un cambio d’acqua può essere utile per degli effetti positivi indipendenti dalle deterioramento delle condizioni dell’acquario senza cambi: ad esempio, una vasca con acqua di buona qualità può subire un rinnovo parziale per indurre i pesci alla riproduzione.
Nei prossimi paragrafi vediamo queste tematiche più nel dettaglio…
La funzione di base del cambio d'acqua
Un passo indietro: in termini più tecnici, quale è la tipologia di gestione dell’acquario d’acqua dolce?
Tutti gli acquari si immaginano tradizionalmente con un filtro, credendo sia la base di qualunque sistema di allevamento o mantenimento artificiale di pesci.
In verità il sistema: vasca con organismi + vano di filtrazione + ricircolo interno dell’acqua è solo una delle modalità di stabulazione dei pesci e invertebrati acquatici.
Si chiama RAS – Recirculating Aquaculture Sistem.
Risulta abbastanza semplice da gestire anche per chi non è esperto, si adatta alla maggior parte degli animali e garantisce acqua limpida e quindi adatta all’acquario estetico.
In un RAS l’acqua viene trattata in modo che i composti tossici vengano elaborati per diventare forme meno pericolose. Ad esempio dagli amminoacidi appena decomposti in ammonio/ammoniaca viene prodotto nitrito e poi nitrato.
Vi sono anche altri trattamenti possibili in questi sistemi.
Ciò che un RAS tradizionale non può fare è eliminare di netto i composti tossici. Può trasformare e quindi accumulare le forme meno tossiche, ma non eliminarle.
Per ottenere ciò si esegue un cambio parziale dell’acqua con acqua nuova e pulita: in questo modo viene diluita la quantità di composti presenti.
Come rimuovere i composti tossici e altri elementi accumulati
Un metodo, come già visto, è il cambio d’acqua.
Per rimuovere i composti dell’azoto, del fosforo e altri elementi (potassio, magnesio, ferro e altri micro elementi) si può optare per la fitodepurazione. Anche se questo termine è poco usato in acquariofilia, la fitodepurazione consiste nell’utilizzo di piante performanti che consumino velocemente i nutrienti (o inquinanti, a seconda dei punti di vista). Un qualunque acquario ben piantumato con specie a crescita medio rapida è un acquario in cui si svolge fitodepurazione.
Infine è possibile usare resine, substrati speciali, e altri prodotti poco comuni che aiutano ad abbattere la concentrazione di determinati elementi.
Situazioni comuni
Ora vediamo dei casi pratici, partendo dalle situazioni più comuni.
L'acquario del neofita

L’acquario tipico dei neofiti è arredato con plastica, senza piante vere e densamente popolato. In questa situazione il filtro è fondamentale per tenere controllate le concentrazioni di ammonio e nitrito. Un cambio d’acqua frequente è altrettanto importante poichè il nitrato si accumula rapidamente, e non sempre il filtro è sufficiente per evitare l’accumulo anche di ammonio e ammoniaca.
Se non si cambiasse l’acqua vi possono essere due esiti:
- Crescita incontrollata di alghe filamentose, altre alghe verdi e cianobatteri. Sono la conseguenza della ricchezza in nutrienti dell’acqua (azoto, fosforo e altri elementi derivanti dai mangimi)
- Superamento dei livelli critici dei composti azotati con conseguente moria generale degli organismi superiori (pesci, gamberetti)
Acquari senza piante, con buon filtro e fondale

Questa è la tipica situazione degli acquari con ciclidi africani o con pesci predatori di grandi dimensioni. Queste vasche sono solitamente dotate di ottimi sistemi filtranti quindi il rischio di picchi di ammonio o nitrito è basso.
L’accumulo di nitrato, tuttavia, è inevitabile. Non solo l’azoto, ma anche tutti gli altri elementi introdotti con il mangime vanno accumulandosi in mancanza di piante.
Un aspetto interessante di questi acquari è il substrato: un altro strato di sabbia può generare zona con bassa concentrazione di ossigeno, specialmente nei centimetri più profondi. Qui possono crescere colonie batteriche che trasformano il nitrato in azoto gassoso, limitando così l’accumulo di tale elemento in acqua. In realtà il processo non è facilmente controllabile e non va tenuto in considerazione come “metodo efficace per controllare i livelli di nitrato”.
La mancanza di cambi d’acqua in questi acquari porta in primo luogo alla crescita smisurata di alghe, le quali possono essere consumate da alcuni abitanti (ciclidi erbivori). A lungo andare, comunque, l’accumulo di sostante di scarto può raggiungere valori eccessivi per la maggior parte degli abitanti.
Acquario con piante e filtro

Esistono poi gli acquari dotati di filtro, ma anche riccamente piantumati. Quanto segue è valido anche per gli acquari senza filtro.
Se le specie vegetali presentano una crescita rapida e contemporaneamente la quantità di animali non è eccessiva, è possibile che i principali inquinanti non raggiungano velocemente livelli pericolosi. Anzi, in alcuni casi possono essere portati a 0 mg/lt proprio grazie all’azione delle piante.
In questi casi, quindi, il cambio d’acqua perde la sua funzione di “diluizione” dei principali composti tossici.
Se i principali inquinanti sono assenti, serve cambiare l'acqua?
Su questo argomento si leggono spesso discussioni tra acquariofili. Purtroppo quasi sempre si tratta di un susseguirsi di “sentito dire” senza informazioni reali e affidabili.
I composti chimici semplici
Sono tutte quelle sostanze tra cui, principalmente, quelle chiamate fertilizzanti.
Composti di azoto, fosforo, potassio, calcio, magnesio, ferro, rame, cobalto, manganese, zinco, boro sono fondamentali per le piante, tuttavia vengono consumati secondo rapporti abbastanza precisi. La “Legge del minimo di Liebig” inoltre spiega come i vegetali abbiano bisogno di tutti i nutrienti per prosperare e la mancanza di uno soltanto ne ostacola e blocca la crescita.
La mancanza di cambi d’acqua può portare all’accumulo di un determinato elemento che viene consumato molto poco oppure alla mancanza di un altro. La seconda ipotesi trova fondamento se l’unica origine di tale elemento sia l’acqua aggiunta, mentre substrato e mangimi ne sono privi. Ciò è abbastanza improbabile.
Un prodotto commerciale “rinverdente completo” o prodotti specifici di qualche brand acquariologico reintegrano facilmente qualunque nutriente necessario alle piante.
Durezza crescente dell'acqua?
Un altro timore riguarda la durezza dell’acqua. I cambi d’acqua, talvolta, sono sfruttati per regolare la durezza GH e KH dell’acqua ed eventualmente, di conseguenza, il pH.
In mancanza di cambi d’acqua i sali responsabili delle durezze restano grossomodo quelli introdotti con il riempimento della vasca. Una frazione può essere introdotta indirettamente con i mangimi, mentre un’altra viene rimossa attraverso le potatura delle piante (diventati costituenti delle cellule).
In ogni caso se i rabbocchi vengono eseguiti con acqua demineralizzata, la durezza dovrebbero restare abbastanza simili anche per lunghi periodi.
I fattori che possono far variare la concentrazione dei sali carbonati, bicarbonati ed altri può essere il substrato o, in alcune situazioni, la precipitazione dei sali in composti solidi.
Molecole organiche
Gran parte della sostanza organica in acquario è costituita dal substrato, anche se in origine completamente minerale: nel corso dei mesi i sedimenti organici come feci, foglie morte e animali morti che vi si accumulano lo rendono ricco di molecole organiche.
I processi decompositivi sul fondale degradano la frazione organica in sali minerali semplici e altre sostanze. Una parte di queste è solubile e può quindi arricchire l’acqua di composti tra cui alcuni coloranti.
Le sostanze umiche, fulviche e i tannini sono esempi di molecole organiche che derivano dalla decomposizione dei vegetali e che impiegano molto tempo per degradarsi. La peculiarità di questi gruppi di composti riguarda la proprietà di colorare l’acqua, rendendola da giallo a marrone a seconda della concentrazione.
Non sono normalmente pericolose per i pesci, specialmente alle concentrazioni tipiche riscontrabili in acquario.
Acqua non limpida
Un timore tipico è il progressivo ingiallimento dell’acqua, dovuto non ai legni inseriti inizialmente ma all’accumulo nel tempo di molecole di varia provenienza (mangimi, foglie, piante morte).
La preoccupazione non poggia comunque su fondamenta solide, in quanto molto spesso negli acquari con un buon allestimento naturale e vari micro-macro organismi, le particelle in sospensione vengono tanto prodotte quanto consumate.
Conclusioni sul non cambiare mai l'acqua dell'acquario d'acqua dolce
Come abbiamo visto in questi paragrafi, non sempre vi sono ragioni chimiche rigorose per cui dover cambiare l’acqua dell’acquario. Sarebbe bene che molti acquariofili smettessero di ripetere frasi “sentite” e iniziassero ad approfondire i vari argomenti… Scoprirebbero così ciò che ritengono un “dogma”, sempre valido, è in realtà vero solo per determinati casi.
Ora vi lascio alcuni link ad altri articoli sul tema dei cambi d’acqua e dei valori: