Daphnia: caratteristiche, allevamento, riproduzione e usi

Allevamento e riproduzione di Daphnia in acquariofilia come cibo vivo

La Daphnia, conosciuta come dafnia o pulce d’acqua, è un piccolo crostaceo cladocero d’acqua dolce. A prima vista appare puntiforme, con minute antenne sporgenti e dal movimento scattoso, come i salti di una pulce. Con questi animali non ha nulla a che fare nella realtà: la dafnia è completamente innocua, anzi è la preda perfetta per la maggior parte dei pesci d’acqua dolce. Questa pagina tratta l’allevamento della Daphnia in ambiente domestico.

1. Sistematica Daphnia

Nella sistematica la Daphnia appartiene al phylum degli artropodi, subphylum crostacei, classe dei brachiopodi e ordine dei cladoceri. Il genere Daphnia contiene ulteriormente varie specie, le cui più diffuse sono D. pulex e D. magna, D. longispina e un genere simile. Ci sono molti generi simili, ad esempio la moina e i Simocephalus, che differiscono per dimensioni, durata del ciclo vitale e dettagli poco visibili ad occhio nudo. Fortunatamente la maggior parte delle specie presenti in commercio o reperibili in natura condividono metodi di allevamento molto simili.

Daphnia magna

2. Alimentazione della dafnia

Le Daphnia sono organismi filtratori, ovvero si nutrono di particelle sospese (da cui il sinonimo sospensivori) in acqua. Questi componenti della dieta possono essere batteri, fitoplancton e altri microorganismi, ma anche mangime polverizzato e sciolto.

Si possono preparare dei miscugli di lievito di birra, spirulina, decotto di verdure e purea di vegetali altrettanto validi per l’alimentazione delle dafnie.

 

2.1 Elenco di alimenti e preparazione:

  • Spirulina: polverizzata e sciolta
  • Lievito: polverizzato e sciolto o a panetti e sciolto
  • Liquidi commerciali
  • Decotto di verdure: l’acqua di bollitura delle verdure non salata.
  • Batteri e infusori: da produrre con l’infusione di fieno ed erba secca
  • Fitoplancton: da produrre in acqua fertilizzata ed esposta al sole
  • Gocce di latte: utilizzabile del normale latte intero.

Ve ne sono certamente altri di alimenti per allevare dafnie, questi elencati sono solo i principali più facili da reperire. A livello di costi, la spirulina è piuttosto cara ma garantisce ottime rese. Il fitoplancton, anche non puro ma misto a zooplancton e batteri, è altrettanto eccezionale. Il difetto è la difficoltà di produzione in ambiente domestico: è necessaria una buona luce e un attento dosaggio dei nutrienti fondamentali; all’esterno invece le alghe unicellulari e coloniali crescono senza difficoltà disponendo dei fusti o qualunque recipiante colmo d’acqua lievemente concimata. L’acqua dei cambi di acquari o laghetti è perfetta di solito.

 

Varie colture diverse: allevamento daphnia

3. L’allevamento: estensivo, intensivo, stabile o dinamico

L’allevamento della dafnia si può condurre in diversi modi. Solitamente questi crostacei riescono a riprodursi in qualunque contenitore d’acqua, ma è la produttività l’elemento distintivo tra un metodo dilettantistico ed uno serio e rigoroso.

Prima di descrivere alcuni metodi operativi accenno al ciclo vitale della dafnia.

3.1 Ciclo vitale della Daphnia

In natura la dafnia nasce da uova essiccate, sopravvissute ad un inverno senz’acqua. La pozza su cui erano state abbandonate si riempie di acqua fresca e pulita. Nel giro di pochi giorni le uova, correttamente cisti, schiudono. In poche ore si presenta un minuscolo neonato, delle dimensioni di decimi di millimetro, sostanzialmente una copia in scala dell’adulto.

Questo stadio viene raggiungo in circa due settimane, ma anche prima se le condizioni ambientali sono favorevoli. La produzione di uova inizia presto: già ad una decina di giorni di vita si possono intravedere all’interno dell’esoscheletro trasparente dei puntini sferici scuri: le uova. Si sviluppano del giro di tre giorni, all’interno del corpo della madre, e vengono espulse direttamente dafnie nate e vitali. Non vi sono maschi nella colonia, non sono necessari.

La riproduzione è asessuata, avviene quindi per partenogenesi. Solo alcune popolazioni presentano esemplari di sesso maschile, mentre di norma essi nascono nell’ultimo ciclo a fine stagione. Precisamente, le dafnie avvertono le variazioni circa la qualità dell’acqua: se questa si degrada progressivamente nascono esemplari maschi i quali, fecondando le femmine rimaste, permettono la produzione di uova durature, dette anche invernali.

Queste cisti necessitano di rimanere alcune settimane o mesi all’asciutto: tale periodo coincide con l’inverno secco e sfavorevole.

In cattività è bene evitare la creazione di uova invernali, poichè significa l’imminente collasso della colonia.

Per ridurre il rischio di questo incidente è bene rinnovare spesso le colture oppure disporre di grandi contenitori per l’allevamento.

3.1.1 Lo starter di Daphnia

Per iniziare l’allevamento è necessario procurarsi uno starter di Daphnia viva. Si può cominciare con delle uova o preferibilmente degli esemplari adulti (si possono reperire dal sito, contatti a fine pagina).

3.2 Allevamento estensivo stabile

L’allevamento estensivo stabile della Daphnia consiste nella gestione di una grande colonia, con decine o centinaia di migliaia di esemplari, i quali alloggiano in uno spazio considerevolmente grande.

Un mastello di 500-1000 litri, una pozza ( o mud pond) da qualche migliaio o grandi fontane possono risultare pratici ambienti per l’allevamento.

Il sostentamento della colonia consiste nell’autonoma produzione di batteri e fitoplancton, grazie alla luce solare e agli scarti organici che inevitabilmente finiscono in acqua (foglie, insetti morti, …).

Le minacce di queste colture sono principalmente di tipo biologico: predatori naturali quali larve di libellula/odonati ,  idre o pesci. Se questi ultimi sono ovviamente evitabili, i primi due gruppi sono organismi che normalmente arrivano contro nostra volontà. Ciò non deve preoccupare: la pressione predatoria effettiva non è di grande rilevanza.


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3.3 Allevamento intensivo

L’allevamento intensivo della dafnia ha luogo in contenitori di 1-100 litri e le colture vengono seguite e controllate regolarmente.

L’allestimento del recipiente non è necessario, ovvero è sufficiente acqua, dafnie e il cibo somministrato per avviare e accrescere la colonia.

A seconda del tipo di cibo e della generosità delle dosi varia la velocità di crescita e il tasso riproduttivo: da 2 o 3 uova per riproduttore si possono raggiungere risultati considerevoli come 7-8 uova o più (il numero esatto dipende anche dalla specie).

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  • Stabile

Significa che la coltura rimane la medesima fino al collasso. E’ oppurtuno mantenere attive almeno 2 o 3 colonie, con avvio sfasato, in modo che quando una collassa si possa contare sulle altre per la produzione di esemplari e il ripopolamento di quella esaurita.

  • Dinamico

Prevede il regolare riavvio delle colonie. Di solito conviene utilizzare grossi barattolo, vaschette o altri contenitori non più grandi di 5-10 litri (al massimo 20-30 litri se serve una resa assoluta elevata, ma è più faticoso da gestire). Anche in questo caso è bene avviare almeno 2-3 colture per evitare danni o morie totali in seguito al collasso della colonia.

Ogni 3-8 settimane circa una frazione di colonia va trasferita in un contenitore nuovo, mentre la popolazione rimanente si può utilizzare interamente per l’alimentazione dei pesci o altri animali a cui sono destinate. Così non si grava sulle altre colonie avviate in maniera sfasata, e in pochi giorni la nuova coltura sarà a regime come prima del trasloco, con il vantaggio di un’acqua nuova e pulita. Questo si traduce in una sicurezza e salubrità più durature.

 

4. La somministrazione del cibo

La somministrazione del cibo alle dafnie è forse uno dei punti più critici nell’allevamento. Una porzione troppo abbondante può generare picchi di composti di scarto inquinanti sufficienti al collasso immediato dalla coltura.

E’ diffusa una banale regola: dopo la somministrazione l’acqua della coltura deve apparire appena opaca. Questo dettaglio può aiutare a grandi linee ma a mio avviso è eccessivamente superficiale.

Conviene, molto spesso, coltivare alghe unicellulari in un recipiente a parte e dosare alcuni ml del liquido di coltura. Di solito dopo alcune somministrazioni si riesce a regolarsi con più precisione, conoscendo man mano le proprie colonie di dafnie.

5. L’uso della dafnia: cibo vivo, divoratrici di alghe e accumulatrici di sostanze

Le dafnie possono essere allevate per svariati scopi. Tralasciando l’allevamento per puro interesse per la specie, seguono i vari usi e applicazioni.

5.1 La dafnia come cibo vivo

E’ senza dubbio uno dei crostacei allevati per primi allo scopo di nutrire i pesci d’acquario. Vi sono testimonianze comune a partire da un secolo e mezzo fa, ma i pioneri risalgono probabilmente ad epoche molto più remote. Nel complesso si trattava, e tratta tutt’ora, di un organismo molto semplice da allevare: qualunque secchio al sole può diventare una possibile coltura… Il problema nasce chiaramente con l’allevamento intensivo, il quale velocizzando e massimizzando il tutto rischia di rivelarsi un’arma a doppio taglio.

Tra le specie ittiche allevate comunemente è difficile trovarne alcune che non accettino le dafnie: esclusi pesci prettamente vegetariani/detrivori/saprofagi come i loricaridi o qualche minuscola rasbora (Boraras delle specie più minute) quasi tutti si nutrono volentieri di questi cladoceri. Il movimento a scatti, non troppo veloce ma nemmeno troppo flemmatico, attira facilmente gli avannotti e pure gli esemplari di varietà poco attive e curiose.

La dafnia è eccezionale per gli avannotti di molti ciprinidi, in quanto i giovani crostacei e gli adulti garantiscono una forbice di dimensioni ideale per i primi mesi dei pesci di questa famiglia.

Inoltre, la dafnia si può fornire anche a insetti acquatici predatori come gli odonati.

La somministrazione può avvenire in due modi: aspirando liquido di coltura contenente le dafnie e versarlo interamente nella vasca di destinazione, oppure usare un retino a maglia molto fine (od un vero e proprio filtro specifico) e così facendo fornire solo gli esemplari privi dell’acqua originaria.

Per attirare molti esemplari di dafnia in uno stesso punto, dove poi procedere con la cattura, si può utilizzare una torcia. Essi sono attratti da fonti luminose e vi si avvicinano in pochi minuti. Chiaramente la vasca deve essere buia o con luce soffusa, altrimenti l’effetto delle torcia viene mascherato dall’illuminazione ambientale.

5.2 Dafnia come rimedio alle alghe unicellulari

Tra gli appassionati di laghetti vi è la diffusa convinzione che le dafnie, nutrendosi normalmente di particelle in sospensione tra cui le alghe del fitoplancton, possano porre rimedio all’acqua verde. Questo è vero, ma ci sono delle condizioni da rispettare:

  • Lo stagno deve essere di piccole dimensioni. Corpi d’acqua da migliaia o decine di migliaia di litri sono di solito troppo estesi per dei piccoli crostacei, che anche riproducendosi frequentemente, poco possono contro gli equilibri delle grandi masse d’acqua (relativamente grandi).
  • Le pompe non devono esserci altrimenti molti esemplari di dafnia possono venire risucchiati.
  • I pesci, come si evince dai paragrafi precedenti, sono abili predatori di dafnie. La presenza dei primi è quasi sempre la distruzione per queste ultime.

Soprattutto, si deve comprendere che utilizzare un animale, seppur particolare, per arginare i danni generalmente prodotti da tutti gli animali indistintamente è poco sensato. Più correttamente, le alghe unicellulari si moltiplicano quando, oltre alla buona luce solare, sono presenti i nutrienti elementari: azoto e fosforo, a seguire microelementi. L’azoto e il fosforo sono tipici e abbondanti scarti del metabolismo di pesci, anfibi e invertebrati dello specchio d’acqua. Dunque un nuovo animale non può ridurre questi inquinanti, ma casomai li fa aumentare.

Un aumento è plausibile specialmente se viene aggiunto mangime dall’esterno (quindi si aumenta il carico di sostanze in acqua), mentre aggiungendo lo starter di dafnie e non cambiando il tipico dosaggio di cibo non si possono attendere variazioni rilevanti. Sicuramente, comunque, il carico non calà. Viene solo trasformato alla nostra vista: anzichè alghe, sono deiezioni dei crostacei, che decomponendosi tornano ad essere azoto e fosforo in molecole semplici. Ciò, però, non è sempre un problema: se alle dafnia si associa una corretta piantumazione, quei nutrienti vengono elaborate da questa e non più dalle approfittatrici indesiderate.

5.3 La dafnia come accumulatrice di sostanze (vitamine, medicinali…)

La dafnia, essendo sospensivora, trattiene tutte le particelle che riesce a filtrare. Un tecnica discutibile utilizzata da alcuni appassionati è far assorbire dai cladoceri delle sostanze particolari, come vitamine o medicinali, per poi fornirle ai pesci di destinazione. Una sorta di capsula-maschera contenente ciò che serve assumere ad un animale, ma che normalmente non ci sarebbe modo di farglielo ingerire.


6. Conclusioni

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