INFOGRAFICA – Biologia nell’avvio di un acquario

L’avvio di un nuovo acquario d’acqua dolce è sempre un momento critico, ma non perché sia difficile, bensì per le informazioni scorrette che circolano tra le comunità acquariofile.
Tradizionalmente l’acquariofilo medio impara a allestire la vasca il giorno 0 e attendere almeno 30 giorni senza introdurre pesci o altri animali. In questo periodo avviene la cosiddetta “maturazione”.
In particolare durante questo mese si dovrebbero sviluppare delle colonie batteriche nel filtro e sulle superfici che trasformano l’ammonio prodotto dal metabolismo dei pesci in nitrito e poi in nitrato.
Teoricamente è più rapida la formazione di nitrito, che si accumula per alcuni giorni finché le colonie che trasformano in nitrato sono sufficientemente numerose. Quando si azzerano i nitriti allora potremo introdurre i primi pesci.
Studi scientifici ed evidenze recenti hanno smentito in parte questo processo, dato che dipende strettamente da che batteri proliferano e non sono affatto le stesse specie in tutti gli acquari. Alcune specie dall’ammonio rilasciano direttamente nitrato, altre incorporano l’ammonio in biomassa, altre hanno velocità ben diverse da quelle delle due o tre specie inizialmente studiate in laboratorio.
In ogni caso, anche ammettendo che queste tappe del cosiddetto ciclo dell’azoto funzionino perfettamente come citato, vi è un vizio di sostanza nel metodo che si applica.
All’avvio di un acquario tipico, con poche piante e arredamenti rocciosi, vi è poco materiale organico da decomporre e trasformare. Potrebbero essere in totale giusto 4-5 grammi di azoto da processare, esagerando. Questi vanno incontro a una trasformazione che potrebbe farci rilevare un picco di nitrito dopo una settimana o due.
Ingenuamente potremmo pensare, dunque, che aspettando infine il mese completo di “maturazione” otteniamo effettivamente un acquario idoneo a ospitare i pesci.
Non funziona affatto così. Le colonie di microrganismi crescono in base al carico costante da gestire: se per un certo periodo scompare il detrito perché quello che c’era è già stato elaborato, le colonie si riducono di numero e capacità funzionale.
In acquacoltura lavoriamo con alcuni sistemi intensivi in cui usiamo altissime densità di microrganismi per la qualità dell’acqua: queste colonie collassano in pochi giorni se viene ridotto il carico di lavoro, e per recuperare funzionalità è necessario un certo procedimento e non sempre è compatibile con la vita dei pesci ivi allevati.
Di certo nessun sistema ha mai funzionato lasciandolo girare a vuoto in modo passivo.
La maturazione del filtro di un acquario deve essere un procedimento ATTIVO, altrimenti non stiamo creando le condizioni per ottenere un risultato.
Nella linea 3 dell’infografica abbiamo un esempio pratico: per creare un acquario la cui qualità dell’acqua sia affidata principalmente al filtro biologico dobbiamo stimolare le colonie batteriche con una simulazione di carico costante o crescente. Dobbiamo infatti fornire azoto, sottoforma di mangime o con prodotti concentrati di ammoniaca, affinché lo sviluppo dei microrganismi sia idoneo e proporzionale a quello che dovranno gestire quando ci saranno i pesci.
In questo modo, misurando l’andamento di ammonio-ammoniaca e nitrito durante le prime due o tre settimane ci potremo rendere conto di quando avviene un eventuale picco di nitrito e saremo sicuri che tale processo sia proporzionale e coerente con quello che realmente necessitiamo.
Dopo il picco è importante continuare a somministrare azoto, altrimenti come si sono sviluppate tali colonie microbiche possono ridimensionarsi o quasi scomparire.
Una alternativa per preparare un nuovo acquario a ricevere i pesci è il principio di fitodepurazione. Un acquario fortemente piantumato può gestire efficacemente il carico progressivo dei pesci, spesso anche in tempi più rapidi rispetto a una buona maturazione batterica (nulla di sconvolgente: stiamo introducendo direttamente una gran quantità di biomassa vegetale attiva già dal giorno zero).
Per concludere vi aggiungo solo che la fretta, ovviamente, non è mai buona consigliera, ma nemmeno sprecare il tempo in modo totalmente inutile è una scelta intelligente.