Pterophyllum scalare: pesce angelo in acquario
Pesce angelo o Pterophyllum scalare
Pterophyllum scalare è noto comunemente come “scalare”, “pesce scalare”, “pesce angelo” ed è probabilmente uno dei pesci d’acquario più diffusi. Quasi ogni acquariofilo, almeno una volta nella propria carriera, ha avuto un paio di scalari.
Il comportamento di questi ciclidi è sommariamente pacifico, si inseriscono bene infatti nei cosiddetti “acquari di comunità” dove si ospitano numerose differenti specie.
Inoltre, anche il mantenimento e la riproduzione di Pterophyllum scalare in acquario non presenta grosse difficoltà, motivo in più per la loro grande diffusione tra gli appassionati di acquariofilia.
Nozioni di base su Pterophyllum scalare in acquario
In questo articolo vediamo le nozioni di base per allevare in acquario gli scalari.
Dimensioni, crescita, longevità
Le dimensioni di questa specie sono abbastanza variabili se si analizzano gli esemplari presenti in commercio.
In via generale, si possono considerare i pesci angelo come specie medio-grande se paragonata al resto dell’ittiofauna ornamentale. Gli esemplari provenienti dalla natura possono raggiungere taglie maggiori, mentre alcune selezioni artificiali restano leggermente più piccole.
Il fattore che più incide sulla dimensione finale è tuttavia l’allevamento nei primi periodi di vita. Animali allevati in condizioni ottimali presentano un accrescimento rapido e ben proporzionato. Come in Pterophyllum altum è possibile osservare il rapporto tra la dimensione dell’occhio o quella di tutto il corpo per dedurre se, effettivamente, la crescita è stata sostenuta nel migliore dei modi.
A qualche anno di età i pesci angelo possono superare i 12-14 cm di lunghezza (coda compresa) e oltre i 20 cm di altezza. Nella varietà con pinnaggio modificato, naturalmente, le misure totali possono variare.
L’importante sviluppo in altezza influenza la scelta della vasca dove allevarli: un acquario molto basso ostacolerebbe il dispiegamento delle pinne, portando a vere e proprie deformazioni dell’assetto.
Per quanto riguarda la longevità, si può prendere come riferimento un’aspettativa di vita di una decina d’anni. A causa dei pochi dati a disposizioni e delle numerose selezioni artificiali (che alterano la robustezza e a longevità) è difficile fornire un’indicazione statisticamente accurata.
L'acquario: allestimento e gestione
La scelta della vasca dev’essere orientata a modelli con un discreto sviluppo verticale, proprio per non ostacolare la crescita corretta della pinna dorsale.
Riuscire a garantire almeno una cinquantina di centimetri di colonna d’acqua effettiva sarebbe molto buono. Indicativamente 100/150 litri per una coppia adulta possono bastare.
Per quanto riguarda l’allestimento non vi sono regole fondamentali da seguire, se non quelle di funzionalità di base di ogni acquario: un buon fondale, che sia adatto all’eventuale coltivazione di piante, alcuni legni per creare barriere visive e naturalmente qualche specie vegetale.
I materiali calcarei possono essere tolleranti: aumentano la concentrazione di carbonati e bicarbonati, alzando il KH e l’effetto tampone per il pH. Ciò significa che il pH sarà tendenzialmente neutro o alcalino e sarà difficile raggiungere valori di acidità.
Per Pterophyllum scalare questo non è un grosso problema, specialmente se sono di allevamento o di particolari locality naturali.

Alimentazione
Gli esemplari di allevamento sono perfettamente abituati ai mangimi commerciali, pur conservando l’interesse per cibo vivo e surgelato.
Se gli esemplari sono selvatici potrebbero preferire, almeno inizialmente, larve di insetto, dafnie e vermi acquatici (esplora la sezione sul cibo vivo per scoprire come allevarli).
Come già si intuisce, gli scalari sono micro predatori pertanto la dieta va basata su alimenti di origine animale. Possono occasionalmente interessarsi ad alghe e vegetali, come le rondelle di zucchina bollita che si usa introdurre in vasca per i detrivori.
Compatibili tra diversi Pterophyllum scalare
Questi ciclidi si possono ospitare in gruppi o a coppie.
Se l’acquario non è molto spazioso, è possibile ospitare un gruppo di una decina di giovani da cui isolare, nei mesi successivi, una coppia. In questo caso conviene non acquistare meno di 4-5 esemplari, così da facilitare la formazione naturale della coppia…
Chiaramente, gli allevatori scelgono artificialmente quali esemplari unire per la riproduzione: sebbene ciò non porti sempre a coppie riproduttive, è senza dubbio l’opzione più frequente e mediamente idonea per i progetti selettivi. In un acquario da salotto, tuttavia, conviene seguire il consiglio di iniziare con un gruppo di giovani.

Se la vasca è davvero spaziosa, invece, è possibile tenere un gruppo di esemplari anche da adulti.
Infine, vi è l’opzione di più coppie nella stessa vasca: quando sono formate e affiatate, diventano un po’ aggressive e territoriali. Ciò significa che servirà almeno un metro e venti / metro e mezzo di lato lungo per poter immaginare una convivenza tra 2 coppie di Pterophyllum scalare.
Molto dipende anche dall’allestimento e dal carattere individuale dei pesci.
Compatibilità con altri pesci
Pterophyllum scalare può essere ospitato con diversi caracidi come Hyphessobrycon, Hemigrammus e Paracheirodon, poecilidi come Poecilia reticulata, etc.
E’ bene evitare di inserire pesci di dimensioni troppo piccole se gli scalari sono adulti, a causa del rischio di predazione.
Sul fondo possono coabitare diverse specie di pesci bentonici tra loricaridi e Corydoras.
Infine, invertebrati come gamberetti e chiocciole sono a rischio: possono essere predati con facilità dai ciclidi più grandi.
Cenni sulla riproduzione
La riproduzione avviene facilmente in acquario, quasi sempre in modo spontaneo. Non sempre, ma spesso sono dei cambiamenti ambientali a stimolare la produzione e deposizione di uova.
Ad esempio, un cambio parziale con acqua più fresca e tenera può indurre la riproduzione.
Anche aumentare significativamente le razioni e la qualità degli alimenti, sul profilo proteico, può facilitare l’avvio della fase riproduttiva.
Le uova vengono deposte a centinaia su un angolo della vasca, di solito adese al vetro o a grossi rami. Gli allevatori usano supporti ceramici, solitamente a cono.
Uno o entrambi i riproduttori curano le uova e la prole nei primi tempi dalla nascita. Per aumentare le possibilità di sopravvivenza gli avannotti (o le uova, se si riesce a spostare il supporto) vanno rimossi dall’acquario di comunità e inseriti in una vaschetta di accrescimento.
Qui si nutrono con piccole prede, solitamente nauplii di Artemia, dafnie e moine. Già dopo qualche giorno possono accettare particelle di spirulina come integrazione alla dieta. Nel giro di poche settimane sono grandi abbastanza da consumare mangime secco micronizzato.
Sull’affascinante riproduzione di Pterophyllum scalare scriverò un altro articolo dedicato.