Zooplancton marino: guida all’allevamento, alimentazione e cura del cibo vivo per coralli
Lo zooplancton è l’alimento base della maggior parte dei pesci marini in acquario e di numerose specie di coralli. Se con lo studio della mangimistica grandi progressi sono stati compiuti per proporre un cibo secco, pratico da utilizzare e completo sul piano nutrizionale, per alcune specie è ancora necessario integrare con il cosiddetto cibo vivo. La motivazione è spesso legata alla necessità di prede mobili che, con il loro comportamento, attirino il pesce marino oppure si avvicinino spontaneamente ai polipi dei coralli, cosicchè questi possano procedere con la cattura.
1. Le specie di zooplancton da coltura
In natura esistono numerosissime specie di zooplancton. Oltre allo zooplancton dell’immaginario comune, ovvero microrganismi che vivono e riproducono dispersi in acqua, vi è anche lo zooplancton “temporaneo” (meroplancton), cioè stadi giovanili di animali che successivamente non si comportano più come organismi planctonci. Un esempio concreto: le larve di gamberetto Palaemon.
Le specie più comuni in coltura per essere usate in acquario marino sono sempre planctoniche e consistono in:
- Copepodi
- Rotiferi
- Artemie
- Ciliati
I copepodi tipici sono harpacticoidi, ovvero un famiglia caratterizzata, per quanto interessa all’acquariofilo, da un facile allevamento, alimentazione varia e tendenza degli esemplari a posarsi sul supporti: fondo, pareti, rocce, sabbia. Misurano fino a 1,5-2 mm.
I rotiferi, quasi sempre della specie Bachionus plicatilis, vivono soprattutto in sospensione, sebbene in alcune condizioni siano in grado di aderire ai supporti.

I ciliati rappresentano un phylum enorme e vi sono decine o centinaia di specie che popolano comunemente l’acquario. La maggior parte di quelle rinvenibili sono detrivore o consumatrici di microalghe.
La presenza di ciliati (in generale) sembra ridurre la proliferazione delle altre specie, ma ciò è un effetto dovuto perlopiù alla spartizione delle risorse alimentari disponibili: l’aspetto importante è che la massa complessiva di organismi viventi s’incrementi. Se, comunque, l’obiettivo è ottenere un certa concentrazione di rotiferi, per esempio, sarà sufficiente attendere qualche giorno in più.
Le preoccupazioni che talvolta si leggono in rete riguardo alle “infestazioni di ciliati” nelle colture di zooplancton non sono sempre fondate saldamente. In certi casi riprendono l’acquacoltura per la produzione alimentare, dove effettivamente anche 1 giorno di ritardo, moltiplicato per l’enorme quantità di produzione, può compromettere il sistema. Nel caso degli acquariofili il problema non sussite ed anzi, essendo lo zooplancton un’integrazione per tutto l’acquario, più specie diversificate vengono fornite migliore, probabilmente, è il risultato.
Quest’affermazione si basa sulle esperienze personali di vari appassionati, ed è naturalmente opinabile. Approfitto per scrivere che, se avete qualche particolare esperienza in merito, potete raccontarla o aprire un confronto inviandomi un email all’indirizzo riportato a fine guida.
Le Artemia sono crostacei ben più grandi degli esseri già menzionati. Molto spesso si allevano a parte, senza altro zooplancton. Ciò avviene per due motivi principali: le Artemia adulta si utilizza soprattutto per i pesci non così piccoli, quindi predatori che non si ciberebbero di specie microscopiche come rotiferi o ciliati.
2. Considerazioni sull’allevamento di zooplancton
Lo zooplancton si può allevare sia in acqua ferma, sia in acqua movimentata. Sebbene vi sia una comune avversione per l’acqua stagnante, in realtà non risulta da analisi microscopiche che ciò favorisca in assoluto batteri non voluti oppure crei problemi seri alle specie allevate.
Il vero errore commesso dalla maggior parte dei neofiti coltivatori è l’esagerazione con il cibo. E’ l’eccesso di materia organica morta e relativi detriti che genera le fioriture batteriche pericolose. Tal pericolo non è dato dai batteri in sè, in quanto la maggior parte delle volte sono organismi detritivori, ammonizzanti o nitrificanti e vengono addirittura predati dalle specie di zooplancton.
L’aspetto nocivo della massiccia proliferazione di batteri consiste nel collegato consumo di ossigeno che porta rapidamente alla carenze di questo elemento. Si avviano processi di putrefazione, vengono rilasciati cattivi odori e la coltura collassa.
L’areazione artificiale dell’acqua solitamente rimane preferibile per ragioni che spiegherò a breve. Ciò che ritengo importante sapere è che l’acqua stagnante non è sbagliata in principio per i comuni copepodi, rotiferi etc, ma al massimo si può dire che non sia l’ambiente ideale per una produzione più elevata e garantita.
I vantaggi dell’acqua movimentata con areazione artificiale
L’areazione artificiale porta con sè diversi vantaggi di seguito riassunti:
- Eliminazione o riduzione delle patine biofilm superficiali
- Incremento degli scambi gassosi
- Distribuzione omogenea di nutrienti e particelle alimentari
Le patine superficiali si formano quando sono presenti olii, alcune proteine o altre particelle aderenti alla superficie dell’acqua. Spesso non si tratta di semplici molecole galleggianti, bensì di complessi biofilm ospitanti batteri e secrezioni, ciliati, particelle intrappolate, pulviscolo depositato etc La presenza di queste non è necessariamente negativa, ma una spessa pellicola può ridurre gli scambi gassosi ed è perciò da evitare.
Regolazione delle bolle: in genere 1-2 bolle al secondo rappresentano un flusso adeguato. Tuttavia, siccome il diametro del tubo e la conseguenze dimensione delle bolle è variabile, consiglio di osservare l’intensità effettiva degli spostamenti d’acqua. Non ci deve essere turbolenza, ma solo un flusso costante.
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I contenitori per la coltura di zooplancton
Le colture di zooplancton si possono tenere in svariate tipologie di recipienti. Il tradizionale e più completo bioreattore, cioè il complesso in cui si alleva il plancton, è formato da un cilindro alto e trasparente contentente da 1 a 30 lt in media con annesso: uscita per l’aria di areazione, illuminazione a barre o strip led, specialmente per il fitoplancton, rubinetto di ingresso per fitoplancton, rubinetto di uscita dello zooplancton che giunge diretto in vasca e talvolta anche osmoregolatore-ricambio. Questa descrizione coincide con i modelli più sofisticati e autonomi di bioreattore che si possono trovare in commercio come prodotto industriale o costruibile con buona dimestichezza anche in casa.
In realtà, la soluzione più semplice per allevare lo zooplancton consiste nel disporre di un barattolo, un tubicino per aeratore e, al massimo, una luce (anche ambientale). Non è sicuramente il sistema più autonomo e comodo, soprattutto per il dosaggio che non è immediato come aprire un rubinetto apposito…
L’areazione alla coltura in barattolo viene fornita dal tubo per aeratore dentro i cui ultimi 10-15 cm viene inserito un bastoncino per spiedini, oppure si aggiancia una cannuccia rigida. Lo scopo, come intuibile, è rendere meno piegabile l’ultimo tratto: l’estremità dalla quale fuoriscono le bolle deve trovarsi appena sopra il fondo del contenitore.
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LEGGI anche la guida alla costruzione di un reattore fai da te con una bottiglia di plastica.
Luce e patine algali
La luce non è indispensabile per lo zooplancton e se presente favorisce la crescita di alghe sui bordi del contenitore. Sebbene sia antiestetico, queste alghe aiutano a purificare l’acqua della coltura rendendola effettivamente meno carica di nutrienti. Se si opta per consentire la loro crescita, è bene non esagerare: non devono formarsi grovigli di alghe, ma al massimo una leggera patina verde/marrone.
Esempi concreti.


Quando la coltura è matura o pronta
A differenza del fitoplancton, le colture di zooplancton non raggiungono uno stato di maturazione vero e proprio. In genere si valuta soggettivamente se la coltura è abbastanza carica o meno, osservando la densità di organismi. Soprattutto durante i primi tentativi, potrebbe essere difficile capirlo. Un occhio allenato riesce presto a individuare i rotiferi e altri organismi, in quando sa bene come essi siano facilmente visibili solo osservando con una certa inclinazione rispetto alla sorgente di luce. I copepodi adulti sono più evidenti, poichè si appoggiano alle pareti del contenitori. I nauplii di copepodi, spesso molto abbondanti, non seguono questo comportamento e rimangono in sospensione, sono dunque più difficili da inviduare.

Tempi di crescita
Lo zooplancton presenta un ritmo di crescita differente dal fitoplancton. Le microalghe raddoppiano la popolazione ogni tot ore o giorni, in generale ad ogni riproduzione (mitosi) il numero raddoppia. Lo zooplancton, costituito da animali e ciliati, si riproduce differentemente. In particolar modo rotiferi e copepodi producono uova.
I rotiferi producono 1-2 uova, molto grandi rispetto al corpo, da cui nascono esemplari di 1/5- 1/3 le dimensioni dell’adulto. Questo avviene ogni pochi giorni.
I copepodi producono decine di uova, molto piccole rispetto al corpo, da cui nascono esemplari anche più piccoli di 1/10 rispetto ai genitori. Ciò avviene a intervalli di qualche giorno e la crescita dei nuovi nati è normalmente più lenta: 10-25 giorni per un ciclo nauplio-copepodita(giovanile)-riproduttore.
I ciliati sono più simili al fitoplancton come moltiplicazione.
L’alimentazione dello zooplancton
Copepodi, rotiferi e ciliati si possono nutrire con fitoplancton vivo, meglio se di specie miste, spirulina e clorella in polvere, o piccolissime quantità di lievito in panetti.
Spirulina e fitoplancton vivo sono gli alimenti migliori, in particolare le microalghe vive sono ottime perchè non si decompongono come il materiale secco e morto tale è la spirulina. D’altro canto, quest’ultima è molto pratica da utilizzare e se ben dosata risulta più che valida come nutrimento.
Dosaggi e frequenza: le dosi di fito vivo non devono seguire le regole per gli alimenti secchi. Se la coltura di zoo è illuminata, il fito facilmente sopravvive fino a completa consumazione. Viceversa, spirulina, lievito o simili vanno dosati son estrema parsimonia. Consiglio di scioglierne piccole porzioni in un bicchierino da caffè, dunque dosare a gocce o 1 ml per volta. L’acqua non deve diventare troppo torbida, piuttosto si fornisce più di frequente.
Esempi concreti.


Potresti leggere anche la guida alla coltivazione del fitoplancton.
3. Somministrazione dello zooplancton in acquario marino
Non è semplice offrire regole accurate sulla somministrazone di zooplancton.
Se con il fitoplancton si possono usare tranquillamente gli ml come unità di misura, in quanto le microalghe sono solitamente a concentrazioni paragonabili indipendentemente dalla colture mature da cui provengono, con lo zooplancton è più complesso: è difficile stabilire l’esatta concentrazione di organismi.
Il fitoplancton, essendo omogeneamente distribuito in acqua, può essere analizzato prelevando una singola goccia e stimando le cellule presenti. Lo zooplancton è troppo mobile ed eterogeneamente distribuito per poter effettuare qualcosa di simile, a meno di usare setacci e progressive riduzioni del volume d’acqua. Conviene dunque osservare nel suo insieme la coltura per farsi un’idea qualitativa della concentrazione. Molto concentrata se gli organismi sono abbondanti in tutto lo spazio, con poca distanza uno dall’altro. Poco concentrata se la distanze reciproche aumentano, scarsamente concentrata se visivamente rotiferi/copepodi appaiono punti isolati e sparsi.
A scopo puramente indicativo, giusto per non dosare eccessivamente poco o esageratamente tanto, le unità di misura che con tutte le possibili imprecisioni sono comunque utilizzabili consistono,ad esempio, nelle siringhe da 60 ml. Per acquari piccoli, <50 lt, una siringa da 60 ml di coltura mediamente concentrata rappresenta un’integrazione ragionevole. Un grande acquario molto popolato (>500 lt) può ricevere dosi di parecchie siringhe.
Saranno comunque le risposte complessive dell’acquario e individuale degli animali a indirizzare sulle dosi più oppurtune.
4. Zooplancton per avviare DSB e rocce vive
Rotiferi, copepodi e ciliati, ma non le artemie, sono utili anche per avviare un nuovo acquario. Popolano subito le rocce e la superficie del fondo. I rotiferi tendono ad aderire alle rocce o agli spigoli della vasca e difficilmente rimangono in sospensione poichè il troppo movimento e le pompe sono un pericolo per loro.
I copepodi, invece, si muovono attivamente negli interstizi delle rocce e di notte sono visibili su tutto il fondale.
I ciliati, come i rotiferi, tendono a popolare le superfici e affollano specialmente le zone con scarsa corrente. Questi consumano parte del detrito che può depositarsi.
Quantità di zooplancton per avviare l’acquario marino
Se si opta per introdurre zoo all’avvio, si può decidere di effettuare più dosaggi oppure un unico inserimento importante. In acquari da 100-200 litri normalmente si possono aggiungere 2-3 litri di zooplancton mediamente concentrato e senza artemie. Ciò permette il rapido popolamento delle superfici e risulta particolarmente utile se tra gli ospiti dell’acquario in progetto vi sono pesci come Synchiropus, singnatidi o comunque specie predatrici di microrganismi.
5. Conclusioni
Per qualunque altra informazione lascio la email di contatto info@rancan.org
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